16/09/2016 –

Ieri in Consiglio comunale abbiamo discusso un altro progetto di legge per la separazione del Comune. È una proposta di alcuni consiglieri regionali leghisti per la divisione in tre parti della città (Venezia, Mestre e Marghera). Qualche mese fa avevamo esaminato un altro progetto di legge, in quella circostanza di iniziativa popolare, per la separazione in due (Venezia e Mestre) del Comune.
Quanti altri referendum dovremmo celebrare secondo il Consiglio regionale su questo tema, dopo che gli elettori si sono già espressi 4 volte (1979/1989/1994/2003) bocciando sempre la divisione?
Ciò nonostante è sacrosanto che gli elettori si esprimano quando ne fanno richiesta attraverso la raccolta di firme. Va da sé però che un referendum può svolgersi solo nel rispetto delle regole.
Il dibattito di questi ultimi mesi ha evidenziato con chiarezza un conflitto istituzionale tra Stato e Regione. Secondo la Legge 56/2014 (l. Delrio) il referendum non si può celebrare, in quanto la disciplina delle Città Metropolitane prevede un iter diverso, mentre per la maggioranza che governa la Regione le regole non sono cambiate per cui il referendum si può celebrare come in passato.
Finora i pareri di tutti gli uffici legislativi di Comune, Città Metropolitana, Consiglio regionale e Presidenza del Consiglio dei Ministri sostengono l’illegittimità della consultazione. Tutti concordi, quindi, compresi gli organi tecnici della Regione. Penso che questo sia sufficiente a capire perché la maggioranza che governa la Regione insista tanto al di là del merito giuridico: la Regione Veneto continua in una politica miope che tende a indebolire il governo della Città di Venezia, ieri come oggi. Anche il comportamento della Giunta regionale sulla Città Metropolitana dimostra chiaramente l’ostilità di Palazzo Balbi verso Ca’ Farsetti.
Alla luce dell’evidente conflitto istituzionale è indispensabile chiedere un parere ad un soggetto terzo, prima di indire un referendum che rischia di essere illegittimo. Tale soggetto credo non possa che essere la Corte Costituzionale. Certamente non può essere una decisione politica della maggioranza leghista in Consiglio regionale a decidere, contro tutti i pareri legislativi finora pervenuti. Non è accettabile un intervento a gamba tesa sulla testa della città.
Se si andrà al voto, non ho dubbi: voterò contro la divisione. Farò la battaglia contro la separazione e la vinceremo un’altra volta, come sempre successo nei referendum precedenti. È un’utopia pensare che basti restringere i confini del Comune per risolvere problemi che attendono soluzioni da decenni. Semmai la divisione creerebbe due o addirittura tre debolezze. In nessuna parte d’Italia si pensa alla divisione di Comuni, semmai al contrario si favoriscono fusioni, unioni di comuni, nonché la gestione integrata di servizi. Questa è la strada da seguire e Venezia ha una grande opportunità in più con la Città Metropolitana, anche se finora il sindaco non ha utilizzato al meglio questa possibilità, bloccando di fatto ogni attività. Così come azzerando le Municipalità, ha cancellato le politiche di decentramento che sono sempre state un punto di forza di Venezia e sono fondamentali in un’ottica metropolitana. Questo è ciò che penso in merito al dibattito sulla separazione. Per quanto mi riguarda dico sempre ciò che penso con chiarezza. I cittadini devono sapere qual è la posizione delle persone che hanno eletto su temi strategici come questo. Non ho ancora capito se questa è anche la posizione del Pd, in particolare degli eletti. Mi auguro ovviamente di sì. E spero che se si andrà al voto tutto il centrosinistra sia contro la divisione. Il Pd ha il dovere di darsi una linea politica chiara, puntuale limpida e il più possibile condivisa, che poi tutti gli eletti, dai consigli di Municipalità al Parlamento dovranno far valere.

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