20/02/2017 –

Quello presentato dal sindaco non è un piano industriale, bensì un semplice piano di razionalizzazione, che rischia di affossare definitivamente il Casinò di Venezia. È giusto pensare ad un abbattimento dei costi, ma parallelamente è necessario un progetto di rilancio che guardi al futuro della Casa da Gioco. Non ci sono alternative, bisogna pensare ad una nuova sede, in linea con gli standard internazionali, dotata di una struttura di alto livello, capace di soddisfare la clientela più esigente, possibilmente con annessa anche la realizzazione di un albergo. Solo in quest’ottica è coerente un piano di razionalizzazione. Il fallimento della gestione del Casinò anche di questo ultimo anno e mezzo è sotto gli occhi di tutti, tant’è che il Comune sarà chiamato a ricapitalizzare la Casa da Gioco per altri due milioni. Il piano presentato dal sindaco punta soltanto a chiedere più flessibilità ai dipendenti, a fronte di un piccolo investimento sulla sede di Ca’ Noghera che sarà insufficiente per invertire la tendenza. Minacciando di fatto la chiusura di Ca’ Vendramin e la presentazione di un piano di esuberi se la trattativa sindacale non andrà nel senso auspicato dal sindaco.
Così facendo non si persegue l’interesse della città a rilanciare la Casa da Gioco.
La chiusura della sede di Ca’ Vendramin non rappresenta di per sè un tabù, ma se non è accompagnata da un progetto alternativo aprirebbe la strada al definitivo decadimento della Casa da Gioco. È vero che i costi di gestione di Ca’ Vendramin sono altissimi (circa 18 milioni di euro l’anno), ma solo in presenza di un vero piano industriale, con adeguati investimenti, sarà possibile pensare in futuro a una dismissione della sede veneziana aperta nel 1946 che, dopo settant’anni, Brugnaro minaccia di chiudere.

 

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