08/06/2018 –

È finalmente partito l’esame in VII commissione (Patrimonio) sulla proposta di Regolamento per i Beni Comuni da me presentata.

Oggi in Municipio a Mestre ho illustrato il testo del Regolamento, che ha suscitato notevole interesse da parte dei consiglieri di tutti i gruppi. Mi pare un buon inizio, nelle prossime sedute si passerà all’esame articolo per articolo.

Sono soddisfatto del dibattito che si è sviluppato in merito a uno strumento innovativo per il governo delle città, che consente di avviare un rapporto virtuoso tra amministrazione e cittadini, ponendo dei criteri e delle regole per rivitalizzare aree strategiche e riavvicinare le persone alla vita pubblica.

Uno strumento tanto più utile alle amministrazioni in una stagione come questa in cui le risorse sono sempre più scarse, ma aumenta la domanda dei cittadini di recuperare alla città spazi aperti e avviare percorsi di rigenerazione urbana.

È perciò molto importante che Venezia, come hanno già fatto oltre centoventi Comuni italiani, recepisca con un Regolamento l’attenzione che sta crescendo tra i cittadini attorno al tema del riuso di spazi e immobili pubblici in disuso. In centro storico come in terraferma sono sempre numerose le associazioni, i gruppi e i singoli cittadini che intendono prendersi cura della città. Un segnale positivo da incoraggiare.

Quando si parla di Beni Comuni ci si riferisce anzitutto a quei luoghi di socialità rappresentati dalle piazze, dalle strade, dalle aree verdi, di edifici e più in generale da tutto il patrimonio di interesse pubblico. Sono centinaia gli spazi pubblici oggi in stato di degrado e di abbandono nella nostra città che potrebbero tornare a vivere e soprattutto a diventare più sicuri: si va dall’aiuola sotto casa, alle aree verdi da trasformare in orti o in piccoli parchi, fino al riutilizzo dei forti del campo trincerato. Oppure basta pensare ad alcuni edifici simbolo in terraferma come l’ex Monteverdi o l’ex Edison che è stata al centro del progetto di “rammendo” delle periferie del Gruppo G124 di Renzo Piano.

La disciplina di questa materia rappresenta quindi un’opportunità per avviare politiche di rigenerazione urbana che consentano di rivitalizzare e riqualificare spazi pubblici partendo dal basso, ovvero coinvolgendo e responsabilizzando gli abitanti dei quartieri che in questo modo si prendono cura della città. È così che può iniziare concretamente un’attività di recupero di spazi abbandonati e in degrado a partire dalle periferie, con l’obiettivo di generare più sicurezza.

Riuso dei Beni Comuni e riqualificazione delle periferie rappresentano un binomio inscindibile.

Anche il Documento del Sindaco per il Piano degli Interventi evidenzia l’importanza di assegnare una particolare attenzione agli spazi pubblici, intesi come “luoghi di aggregazione che possono contribuire al miglioramento della qualità urbana e del vivere, prevedendo la possibilità di affidare in gestione questi spazi ad associazioni”. Sono circa una cinquantina i progetti presentati, che propongono interventi per un riuso di beni di proprietà del Comune. Tra gli altri è ricompreso anche il progetto recentemente presentato in pubblico per trasformare l’autorimessa comunale di via Spalti a Mestre, oggi sottoutilizzata, in uno spazio teatrale.

Ma sono in continua crescita le esperienze attraverso le quali i cittadini attivano progetti per “prendersi cura” delle città in cui vivono. Proliferano associazioni, comitati, gruppi di persone che si riuniscono con l’obiettivo di gestire uno spazio pubblico, sia esso un immobile in abbandono, un’area verde trascurata o una strada cittadina in degrado, oppure altro ancora. In molti casi sono le stesse amministrazioni locali a promuovere attività nel segno della tutela del rispetto e del decoro della cosa pubblica.

Il Regolamento sui Beni Comuni è uno strumento già sperimentato in molte città, tra cui alcuni importanti capoluoghi di provincia (Torino, Bologna, Verona, Treviso, Bari, Brescia, Genova, Trento). Nel Veneto è stato adottato in 8 Comuni: San Donà di Piave, Quarto d’Altino, Spinea, Verona, Treviso, Bussolengo (Vr), Fumane (Vr), Pescantina (Vr).

Questa materia attualmente non è disciplinata, è perciò importante che anche il Comune di Venezia adotti il Regolamento per i Beni Comuni, che rappresenta una cornice giuridica fondamentale per agevolare i rapporti con i cittadini per promuovere progetti di rigenerazione urbana.

Il Regolamento è stato concepito in collaborazione con Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà – che rappresenta la realtà più impegnata a promuovere l’approfondimento e l’adozione del Regolamento dei Beni Comuni in tutta Italia.

Il Regolamento per i Beni Comuni è ispirato al principio di sussidiarietà, regolato dalla Costituzione all’articolo 118, secondo cui “Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà“. Principio riconosciuto anche all’interno dello Statuto del Comune, all’articolo 2 comma 5 (“Il Comune di Venezia riconosce e valorizza il principio di sussidiarietà sancito nell’art. 118 della Costituzione […]”).

Tale principio favorisce l’economia della condivisione e della collaborazione e la riscoperta del valore dell’orizzontarietà.

 

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