Ho presentato al Ministro delle Infrastrutture una interpellanza urgente sul Mose. Dal momento dell’insediamento del governo Salvini-Di Maio, la parola “Mose” non è ancora stata pronunciata dal Ministro Toninelli, ed è legittimo domandarsi se il Ministro sia a conoscenza della condizione dei cantieri, fermi da quasi un anno mentre le opere già realizzate rimangono soggette a gravi fenomeni di deterioramento per assenza di manutenzione.

La prospettiva di un rinvio della consegna oltre la data programmata del 31 dicembre 2021 si fa sempre più vicina e concreta. È inaccettabile che non si conosca il pensiero del Ministro su un tema così importante, per cui tutto il mondo ci guarda, e che non si conoscano le intenzioni del governo in merito al più grande cantiere pubblico in corso di realizzazione in Italia, completamente bloccato nonostante – grazie all’iniziativa dell’ultimo governo di centrosinistra – sia stato ormai completato lo stanziamento dei 5,7 miliardi necessari a concludere l’opera.

Dopo lo scandalo del 2014 e l’affidamento del Consorzio Venezia Nuova ad amministratori straordinari, questi quattro anni sono stati caratterizzati dal rallentamento dei cantieri e dalla conflittualità con le imprese del Consorzio, in particolare con Mantovani, Condotte e Grandi Lavori Fincosit. Sono sempre più evidenti le diverse strategie tra Provveditore e Commissari, emerse da ultimo anche in recenti articoli di stampa.

Nel febbraio 2018 il Ministero delle Infrastrutture e l’Anac avevano nominato un gruppo di lavoro interistituzionale per verificare la gestione dei fondi e accelerare i lavori. La relazione dei commissari risulta essere stata consegnata. Quali sono i risultati? Il Ministro Toninelli è a conoscenza di tutto ciò?

La città deve sapere. Oggi è fondamentale anche conoscere in che modo il governo intende avviare la gestione del Mose una volta ultimati i lavori, un tema che fra l’altro impone una riflessione sulla necessità di aggiornare la Legge Speciale, recuperando quello spirito di collaborazione tra le forze politiche che in passato ha prodotto una normativa che resta alla base di qualsiasi politica per la salvaguardia e lo sviluppo della città.

A regime, manutenzione e gestione del Sistema Mose costeranno tra gli 80 e i 100 milioni all’anno. Chi pagherà? Inizialmente si potranno probabilmente utilizzare i soldi accantonati negli anni come interessi sui mutui, poi non spesi.
Ma soprattutto, a chi verrà affidato il compito per la gestione e la manutenzione del Mose? È il momento di decidere se affidare il compito a un’Autorità pubblica partecipata dallo Stato e dagli Enti locali, o se attraverso altre forme.

Non è pensabile che tutto sia fermo nel disinteresse generale del governo. L’interpellanza è il primo atto relativo al Mose prodotto dal nuovo Parlamento, un impegno che sento di avere nei confronti della città. Per quanto mi riguarda non avrei mai avviato i lavori per un’opera ciclopica, così invasiva in un ambiente fragile come la Laguna e così costosa, ma siamo giunti ad oltre il 90 per cento dei lavori e adesso bisogna pensare a concluderli e fare in modo che il Mose funzioni.

Se le cose continueranno di questo passo c’è il rischio concreto che il cantiere non si chiuda mai e che il Mose resti la più grande opera incompiuta d’Europa.

>> LEGGI IL TESTO DELL’INTERPELLANZA

 

 

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