Oggi in Commissione Ambiente alla Camera, dove sono l’unico componente veneziano, si è svolta l’audizione con i Commissari del Consorzio Venezia Nuova. Come già si sapeva, è emersa una situazione molto complicata: i lavori procedono al rallentatore e sono caratterizzati da continui contenziosi. Nonostante ciò l’Avvocato Giuseppe Fiengo e il Professor Francesco Ossola hanno manifestato un certo ottimismo, confermando il cronoprogramma, che prevede il completamento dei cantieri entro il 2018 con la posa delle paratoie a San Nicolò e dal gennaio 2019 le prove di funzionamento delle barriere con vari test e il completamento dell’impiantistica entro giugno del 2020, per poi avviare i test definitivi fino a dicembre del 2021, quando dovrebbe entrare in funzione il Sistema Mose.

I Commissari hanno minimizzato le tensioni con il Provveditore alle Opere Pubbliche. Ma Fiengo ha sparato a zero contro le tre grandi imprese del Consorzio: Mantovani, Condotte e Grandi Lavori Fincosit. “La prima ha fatto lo spezzatino, le altre sono in concordato”. Accusandole di non aver mai lavorato direttamente e raccontando i sistemi poco trasparenti che hanno usato, che poi hanno portato allo scandalo del 2014. Fiengo ha puntato l’indice contro le grandi imprese, confermando i contenziosi e i problemi: “Abbiamo anticipato lavori per 5 milioni, sono stati spesi solo 300 mila euro”. Se così stanno le cose, mi chiedo io: dove sono finiti gli altri soldi? Spero che qualcuno sia in grado di rispondere. Se non arriveranno risposte chiare in nome della trasparenza presenterò un’interrogazione urgente.

Il Professor Ossola ha parlato in particolare delle piccole aziende che lavorano in subappalto, definendole “molto motivate”. In realtà anche dagli ultimi appelli dell’ANCE apparsi oggi sulla stampa appaiono “molto disperate”. Pare di capire che d’ora in poi i Commissari intendano far lavorare direttamente le piccole aziende, aggirando l’affidamento all’Ati. Sarà sufficiente per rimettere in moto i cantieri? Oggi in Commissione è stato confermato che i lavori sono giunti al 93%, ma resta da capire se ci sono le condizioni per chiudere davvero i cantieri. Anche le fessurazioni rilevate sui cassoni e le incrostazioni e la corrosione delle opere già realizzate sono stati definiti problemi “fisiologici”, che non provocano alcun malfunzionamento. Tutto bene quindi?

I Commissari hanno assicurato che sono già stati individuati i fondi necessari per i primi anni della manutenzione del Mose (80-100 milioni annui) accantonando, in accordo con il Mit, gli interessi sui mutui poi non spesi negli anni passati. Stiamo parlando di centinaia di milioni. Ma il balletto di cifre, i contenziosi e le tensioni esistenti restano.

La vicenda del libro pubblicato con i risultati delle perizie sui lavori, in vendita a 39 euro? Un equivoco giá chiarito con l’editore, dice Fiengo, il Consorzio non c’entra niente.

Su mia iniziativa giovedì prossimo ascolteremo l’audizione del Provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto Roberto Linetti e tireremo le somme. Durante il commissariamento, iniziato alla fine del 2014, fino ad oggi sono stati spesi circa 500 milioni. Vale a dire meno del 10% del valore complessivo dell’opera. Troppo poco.

Non so se avanti di questo passo si riuscirà davvero a rispettare il cronoprogramma.

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