15/11/2018 –

È stato di grande interesse il seminario cui ho partecipato all’Università Ca’ Foscari, coordinato da Jan Van Der Borg e Nicola Camatti sull’Overtourism, ovvero il sovraffollamento turistico.
Un’occasione per analizzare le ricadute e le opportunità del turismo non solo nella città storica, ma in un’area molto più vasta, in quello che possiamo definire il “sistema Venezia”, che interessa anzitutto Mestre.
Il turismo può diventare davvero un’opportunità per Mestre, ma è necessario governarlo. È indispensabile che ci sia una regia che non può che essere in capo al Comune, che però pare interessato solo a favorire operazioni immobiliari. Basta vedere gli alberghi che stanno nascendo nell’area della stazione, dove si passerà, nel giro di un paio di anni, dagli attuali 2.100 a circa 9.000 posti letto e una previsione di circa 3 milioni di presenze. Ciò determinerà un aumento dell’incasso della tassa di soggiorno, che può essere utilizzato in parte per attuare interventi urgenti per far fronte alla trasformazione che subirà tutta la zona.
In assenza di una politica che favorisca la frequentazione da parte dei turisti della città, in particolare del centro, Mestre rischia di trasformarsi in un dormitorio turistico. Sarebbe la fine di un’area urbana che sta attraversando una fase di difficoltà, di crisi soprattutto di vocazione. Non è più la città che nel Novecento ha conosciuto una crescita travolgente, che l’ha proiettata di colpo nel vivo di una storia straordinaria. Fatta d’industria, di urbanizzazione, d’immigrazione, di conflitti sociali. Mestre è stata protagonista del Novecento, ma dopo la fine della grande industria non è ancora diventata qualcosa altro. L’ampia opera di riqualificazione fatta negli ultimi vent’anni, che ha portato alla realizzazione del Parco di San Giuliano, alla rigenerazione del centro che il 1° dicembre culminerà con l’apertura dell’M9, il primo museo completamente interattivo d’Europa, è l’armatura su cui sviluppare una nuova vita economico-sociale, fondata sulla cultura e sul turismo.
Ma è necessario avviare progetti di riqualificazione urbana che coinvolgano anzitutto gli assi che dalla stazione conducono in centro. Servono inoltre politiche per il trasporto pubblico urbano, vanno coinvolte le categorie economiche. Solo così la presenza dei turisti può trasformarsi in economica, in grado di rilanciare anzitutto il commercio oggi asfittico del centro e riportare nuova linfa in città.

Proprio la terraferma è stata il cuore della discussione, partita dalla presentazione di una interessante ricerca di Questlab, che traccia il “profilo” del turista che soggiorna in terraferma: meno di 35 anni (ben il 62%), proveniente in prevalenza da Nord Europa, Oriente e Nord America, digitalizzato, interessato a trovare in città nuove esperienze, come provare ristoranti tradizionali, wine bar e concerti.

Anche negli studi della Fondazione Pellicani, da ultimo “Pensare Venezia” – www.veneziacittametropolitana.eu – con le sue schede tematiche, è evidenziato il ruolo fondamentale di Mestre, e l’importanza di mettere in piedi strategie e opportunità anche per la terraferma.

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