10/04/2019 –

Il tema della salute è troppo importante, è necessario il massimo impegno da parte di tutti, a partire da chi ricopre ruoli istituzionali. Per questo in seguito alla mobilitazione molto partecipata della città in difesa dell’Ospedale Civile di Venezia dei giorni scorsi, e dopo la presentazione dell’interrogazione contro il declassamento dell’Ospedale veneziano (QUI), ho presentato altre tre interrogazioni al Ministro della Salute (QUI), per per chiedere che il Governo intervenga con la Regione per correggere le schede ospedaliere che penalizzano il territorio del Veneto e per modificare anche il decreto n. 70/2015, che fissa gli standard qualitativi e quantitativi e definisce i tre tipi di presidi in cui vengono classificate le strutture ospedaliere.

Un’interrogazione è relativa al declassamento dell’Ospedale di Chioggia a “ospedale di base”, come accaduto a Venezia, con la conseguente riduzione di 52 posti letto e due primariati. Una decisione grave, che non tiene conto che la struttura rappresenta lo snodo del sistema sanitario dell’area sud della Città Metropolitana, punto di riferimento per i turisti che, in particolare nel periodo estivo, scelgono il litorale chioggiotto come meta delle vacanze. Inoltre, come si sa, vi sono evidenti difficoltà infrastrutturali per raggiungere l’Hub di Mestre che dista 50 chilometri percorrendo la statale Romea, una delle strade più intasate e pericolose d’Italia.

Ma i tagli più pesanti nell’Ulss 3 Serenissima riguardano il distretto Dolo-Mirano, dove sono stati eliminati complessivamente 149 posti letto. In particolare viene penalizzato l’Ospedale di Dolo, che perde ben 104 posti letto e 4 primariati, con tagli drastici ai reparti riservati a neomamme e neonati, con l’eliminazione di ben 35 posti letto tra i reparti di Ostetricia e Ginecologia (- 15), Pediatria (- 14) e Patologia Neonatale (-6). Un declassamento che impoverisce tutto il territorio, quello della Riviera del Brenta, che conta circa 130 mila abitanti e che in relazione al Pronto Soccorso risulta essere il secondo per numero di accessi (44mila annui), dopo alla struttura di Mestre.

La terza interrogazione è relativa infine al decreto n. 70/2015. Ho chiesto al Ministro della Salute e al Governo di intervenire sul decreto, in quanto pur indicando alcune procedure per definire le soglie minime di attività e le modalità di integrazione tra ospedale e territorio, e dando il compito alla Regione di definire l’assetto della rete ospedaliera, non tiene conto delle specificità territoriali, delle epidemiologie, della demografia, del tessuto sociale. Elementi che sono invece fondamentali per una corretta classificazione delle strutture ospedaliere.

Cosa intendono fare il Governo e il Ministro alla Salute per garantire ai cittadini Veneti adeguati standard di assistenza, dotazioni organiche e risorse? La Regione chiaramente non ha un progetto chiaro di rilancio della sanità veneta, e le conseguenze le pagano i cittadini. La situazione resta insostenibile e il Governo deve intervenire al più presto per tutelare il diritto alla salute così come sancito dall’articolo 32 dalla Costituzione.

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