10/07/2019 –

Protocollo fanghi: oggi in Commissione Ambiente il governo ha risposto – QUI – a una mia interrogazione a risposta immediata (question time) – QUI – sull’urgenza di approvare il nuovo Protocollo fanghi per la laguna di Venezia, senza il quale non è possibile procedere con gli interventi di manutenzione ordinaria della laguna nei suoi aspetti morfologici, anche attraverso lo scavo dei canali portuali per riportarli in quota e di aggiornare la normativa sullo smaltimento dei sedimenti.

Ancora una volta il governo non è stato in grado di dare una risposta certa sui tempi di adozione del nuovo protocollo. E per l’ennesima volta di fronte alla complessità dei problemi di Venezia dimostra tutta la sua inadeguatezza e incapacità di dare risposte concrete (vedi risposta allegata).

Il governo attraverso il Sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo, riassume tutti i passaggi fatti e quelli che restano da fare, annunciando che entro il mese di luglio saranno disponibili i risultati di alcuni sondaggi aggiuntivi richiesti dall’ISPRA, mentre la settimana prossima è in programma un incontro di presentazione del documento e di condivisione della metodologia individuata dal Protocollo con l’Istituto Superiore di Sanità.

L’approvazione del protocollo però è sempre di là da venire. E a quanto di si apprende dalla risposta, anche il le opere di protezione della cassa di colmata B non potranno essere finite in assenza del Nuovo Piano Morfologico e dello stesso protocollo.

Il protocollo fanghi è uno strumento fondamentale per la laguna, attualmente è in vigore un protocollo che risale al 1993, che risulta però in contrasto con le normative europee e va aggiornato. L’efficacia dell’approvazione del nuovo protocollo inoltre è subordinata alla successiva approvazione del Nuovo Piano Morfologico della Laguna, anch’esso risalente al 1993.

L’approvazione di una nuova normativa consentirebbe di riutilizzare circa il 90% dei fanghi scavati per interventi di contrasto al degrado morfologico della laguna e di determinare siti adatti al confinamento dei fanghi tossici, ma al momento è tutto fermo in attesa del nuovo protocollo.

Inoltre sempre nell’ambito degli interventi di manutenzione della laguna, il governo non ha risposto nemmeno sulla questione relativa agli interventi nel Canale dei Petroli, il cui progetto prevede la realizzazione di una palancolata lunga 1335 metri, con altezza 8,5 metri lungo il margine della cassa di colmata B, oggetto di un braccio di ferro tra Provveditorato opere pubbliche e Porto circa il materiale da utilizzare, ovvero legno o metallo. Un intervento che però si rende necessario per mettere in sicurezza la cassa di colmata e bloccare lo sversamento di veleni in laguna.

Anche le aziende e i lavoratori del Porto hanno sollecitato i ministeri competenti per portare avanti scelte precise per la salvaguardia sia del lavoro che del territorio.

Non si può più restare fermi, bisogna prendere decisioni per la città di Venezia, che continua ad essere penalizzata dall’immobilismo della maggioranza gialloverde.

Il governo fa solo annunci, proprio come per le Grandi Navi, la soluzione doveva arrivare entro il 30 giugno, ma il termine è scaduto, non è arrivata alcuna risposta e anche domenica scorsa si è sfiorata la tragedia nel Canale della Giudecca.

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