05/08/2020 –

Arrigo Cipriani l’aveva detto che non avrebbe riaperto, ma fa una certa impressione vedere l’ingresso sbarrato dell’Harry’s Bar.

Quella tavola di legno sulla porta al civico San Marco 1323 è il simbolo di una città colpita al cuore. Il mitico locale preferito da Hemingway, monumento nazionale, non chiuse nemmeno la sera dell’Aqua Granda. Ma dopo il lockdown non ha più riaperto.

In questi giorni Venezia svuotata di turisti esprime tutta la sua potenza architettonica, tutta la sua magia di una città che vive sull’acqua. È di una bellezza che lascia sgomenti. Ma dietro a tanto fascino, si cela il dramma di un’economia che non accenna a ripartire e di una comunità tramortita dalla crisi.

I dati di Confesercenti parlano da soli: è prevista una diminuzione di presenze di 13,2 milioni che equivale alla perdita di circa 3 miliardi.

Serviranno anni per riportare il turismo ai livelli precedenti, ma forse non è quello che vogliamo. Vogliamo vedere rivivere la città ma non vorremmo più rivedere Venezia soffocata da milioni di visitatori, la maggior parte dei quali era fonte solo di disagi. Non è questo che serve a Venezia. Dobbiamo riportare i turisti, che comunque non torneranno in massa prima di tre/quattro anni.

Ma contestualmente dobbiamo finalmente sviluppare delle alternative. Il governo sta lavorando in questa direzione, nella consapevolezza che la città non può farcela da sola. È necessario il sostegno convinto non solamente delle istituzioni nazionali, bensì di tutta la comunità internazionale. Non vorrei che il mondo si accorgesse troppo tardi, come è già avvenuto in passato, che Venezia, città unica al mondo, sta soffrendo come nessun’altra città.

È il momento di mettere a punto un “Progetto Venezia” da sottoporre anzitutto all’Unione Europea. Partiamo dal Recovery Fund, non solo per finanziare interventi di salvaguardia, ma per diversificare l’economia cittadina. Investire in cultura, in nuove tecnologie, in ricerca. Questo bisogna fare a Venezia, accanto all’avvio di una vera gestione dei flussi turistici, attraverso un sistema di prenotazioni intelligenti pronto per quando il settore ripartirà. Ma non basterà parallelamente bisogna investire in politiche per la residenza per contrastare lo spopolamento della città.

Ma Venezia tornerà ad essere popolata da residenti, solo se torneranno nuove occasioni di lavoro.

Se Microsoft investirà in Italia 1,5 miliardi, generandone circa 9 di indotto, con una previsione di 10 mila nuovi posti di lavoro. E Google investirà altri 900 milioni, sempre in Italia. Se il futuro fatto di tecnologia, ricerca e cultura, tanto evocato in passato, sta diventando finalmente realtà, bisognerà partire da città come Venezia.

Va portato il Dossier Venezia al centro dell’attenzione, non è pensabile attendere oltre. Vanno assunte misure economiche e puntare ad aggiornare il quadro normativo, ovvero la Legge Speciale.

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