Il Video della dichiarazione di voto:

 

Ci sono voluti quasi 10 anni, ma dal 1° agosto le Grandi Navi, i grattacieli galleggianti, non transitano più per il Bacino di san Marco e il Canale della Giudecca. Purtroppo come spesso accade la decisione è arrivata senza una preventiva preparazione, vale a dire senza alternative già pronte.

È dal 2012 quando, all’indomani della tragedia della Costa Concordia, venne emanato il Decreto Clini-Passera, che si attende un’alternativa. Nel frattempo sono stati immaginati terminal crocieristici in ogni parte della laguna. Sono state presentate tredici soluzioni diverse.

Il decreto in discussione individua finalmente un percorso e le alternative provvisorie per difendere il traffico crocieristico a Venezia in attesa dell’esito del concorso internazionale di idee, previsto dal decreto convertito nel maggio scorso per realizzare un terminal off-shore fuori dalla laguna destinato ad ospitare le Grandi Navi da crociera e i carghi commerciali transoceanici. Una grande piattaforma destinata a servire l’intero sistema portuale dell’Alto Adriatico che al momento costituisce una soluzione ancora però tutta da verificare sul piano della sostenibilità ambientale, operativa e finanziaria.

In particolare dopo l’ultimatum dell’Unesco, che minacciava di inserire Venezia nella black list, era tempo che il Parlamento intervenisse per fermare il passaggio delle Grandi Navi davanti a San Marco.

Anche se l’Unesco ha posto dei problemi giusti che i veneziani ben conoscono, ma ha confermato di avere un approccio puramente conservativo della città, mentre il tema che abbiamo di fronte da secoli è sempre quello: tenere assieme salvaguardia e sviluppo. Ciò significa aprire una nuova stagione, cogliendo la sfida del Green Deal, della transizione ecologica, che è l’esatto contrario di mummificare la città.

Il Decreto legge fissa in 25 mila tonnellate la stazza massima delle navi che d’ora in poi potranno transitare in Bacino, aprendo così una nuova stagione nel segno della sostenibilità nella consapevolezza che in prospettiva sarà necessario definire navi “a misura di Venezia”, ovvero crociere con caratteristiche sostenibili con l’ambiente lagunare, in grado di offrire un futuro diverso alla crocieristica che deve necessariamente restare a Venezia con il suo home port.

Il decreto contestualmente individua le soluzioni provvisorie e le risorse adeguate per eseguire gli interventi necessari per realizzare gli approdi temporanei. Ma soprattutto stanzia i ristori a favore delle imprese e dei lavoratori, fortemente penalizzati dal blocco delle navi giunto dopo oltre un anno di crisi drammatica del turismo che ha letteralmente messo in ginocchio le imprese veneziane.

È previsto un fondo complessivo di 35 milioni per il 2021 e 22,5 per il 2022 e 10 milioni per la Cassa integrazione ripartita tra il 2021 e il 2022.

Il Decreto prevede anche l’assegnazione di maggiori poteri al Presidente dell’Autorità Portuale, che diventa Commissario straordinario per la realizzazione di 5 approdi provvisori a Porto Marghera. Le navi più piccole hanno già iniziato ad arrivare a Fusina e proprio domenica scorsa è approdata una nave alla Vecon. Si tratta di prove generali in vista della prossima stagione in cui il Decreto prevede due accosti: uno appunto alla Vecon e uno alla TIV. Come dicevo il Decreto, individua le risorse per realizzare le opere necessarie. il Commissario potrà disporre di 157 milioni di cui 65 per gli interventi di adeguamento dei canali portuali, in particolare del Malamocco-Marghera. Va da sé che tali interventi saranno realizzabili solo se ci sarà la massima collaborazione tra i vari ministeri competenti, in particolare tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero della transizione ecologica. In tal senso costituirà un interessante banco di prova l’approvazione del Protocollo fanghi e del Piano morfologico fermi da anni, che il decreto fissa entro l’anno.

Il Decreto inoltre finalmente approva la ripartizione dei fondi della Legge Speciale fino al 2024, indispensabili per i lavori di salvaguardia nei Comuni di Venezia e della gronda. Complessivamente 40 milioni.

Vengono quindi sbloccati i fondi per la Legge Speciale, ci sono i ristori e le risorse per gli approdi provvisori, ma è evidente che l’obiettivo principale è un altro. Ovvero la piena ripartenza delle attività e il rilancio del Porto: il lavoro deve essere al centro della nostra azione politica, perché Venezia è il suo Porto, che va ripensato non solo in funzione del traffico crocieristico, ma soprattutto in vista del Mose, sebbene sulla conclusione dei lavori si stiano addensando molte nubi. I cantieri sono fermi da mesi, il Consorzio Venezia Nuova è sepolto dai debiti ed è in concordato preventivo, con i dipendenti delle aziende collegate in Cassa integrazione e altri che addirittura non percepiscono lo stipendio da mesi. In questo contesto il paradosso è che da poco sono stati sbloccati 538 milioni per la conclusione dell’opera e la realizzazione delle opere complementari in laguna. Tutto ciò nonostante attualmente siano addirittura 4 i commissari straordinari al Mose.

 

Del resto purtroppo Venezia è una città commissariata, ci sono ben 8 commissari governativi tra quelli già nominati e quelli annunciati. Questo forse è il vero problema di Venezia. È necessario che la politica torni ad essere protagonista, riportando il confronto sul destino della città nelle sedi istituzionali, a partire dal Parlamento. In tal senso è una buona notizia che in Commissione Ambiente sia all’ordine del giorno l’esame della nuova Legge Speciale, che offrirà l’occasione per riprendere una discussione trasparente tra le forze politiche sul futuro di Venezia.

L’esame di questo decreto deve perciò rappresentare un punto di partenza, un nuovo inizio per un confronto sul futuro di una città patrimonio dell’umanità, attualmente stretta tra una pletora di commissari straordinari e un sindaco sempre alle prese con un conflitto di interessi mai chiarito, che pretenderebbe di fare contemporaneamente l’amministratore pubblico e lo sviluppatore immobiliare sulle aree di sua proprietà, contigue proprio agli approdi per le grandi navi oggetto di questo decreto.

Il sindaco ha il dovere di chiarire, perché il conflitto di interessi è una cosa seria che implica una questione di etica politica e di qualità di governo.

 

Questo Decreto signor presidente è l’occasione per scrivere una nuova agenda per la città, iniziando ad affrontare il tema di tutti i gigantismi che riguardano Venezia, di cui quello delle Grandi Navi costituisce solo la punta dell’iceberg. Mi riferisco al cosiddetto Dossier Venezia, che significa ripensare le politiche per il turismo, la residenza, la riconversione di Porto Marghera in chiave green, l’avvio della ZLS, investimenti in cultura e ricerca, partendo dall’attuazione del Centro Internazionale sui Cambiamenti Climatici già istituito per legge ma sempre di là da venire. Ma mi riferisco anzitutto agli interventi di salvaguardia e di tutela dell’ambiente lagunare. A tal riguardo non è più rinviabile l’istituzione dell’Autorità per la laguna, già prevista dal Decreto Agosto 2020 ma non ancora istituita. Un organismo essenziale per sovrintendere gli interventi sull’ecosistema lagunare e per la manutenzione del Mose. Solo quando sarà istituita l’Autorità si potrà finalmente superare l’esperienza del Consorzio Venezia Nuova, tutelando l’occupazione.

 

L’estromissione delle Grandi Navi dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca è quindi un passaggio fondamentale per iniziare a ripensare Venezia nel segno del lavoro e della sostenibilità.

Per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.

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