La brillante operazione dei carabinieri dei Ros, diretti dalla Procura Antimafia di Venezia, che ha portato allo smantellamento del gruppo criminale dei cosiddetti “mestrini” che puntava a ricostituire Mala del Brenta 2.0, che altro non era che un’organizzazione mafiosa, costituisce  l’ennesima conferma di come nel Veneto trovino terreno fertile le cosche criminali.

E’ particolarmente inquietante scoprire come i vecchi componenti della banda Maniero, una organizzazione criminale condannata per associazione a delinquere di stampo mafioso, usciti dal carcere dopo aver scontato condanne pesantissime, molti di loro all’ergastolo, abbiano messo in piedi una rete criminale efferata rendendosi responsabili di reati gravissimi come estorsione, rapina, usura, spaccio, detenzione di armi, caratterizzati con condotte tipiche dell’agire mafioso. Sono stati arrestati in 39, una vera organizzazione pericolosissima, che ruotava attorno al “gruppo dei mestrini“, protagonisti in passato di azioni criminali con il boss Maniero e operative già da alcuni anni in un territorio dove operano da tempo le organizzazioni mafiose, in particolare camorra e ‘ndrangheta.

Ringrazio e voglio complimentarmi con i carabinieri e la Dda di Venezia, diretta da Bruno Cherchi, che con questa operazione hanno acceso un altro faro sulla criminalità organizzata veneta e veneziana la quale, accanto allo spaccio di droga punta ad infiltrarsi nell’economia sana.

In tal senso sono molto allarmanti le attività estorsive nei confronti degli operatori turistici del trasporto acqueo nell’isola del Tronchetto a Venezia, mentre appare pericoloso l’interesse delle cosche, anche albanesi, sul terminal di Punta Sabbioni. Vale a dire che si torna a parlare della presenza della criminalità organizzata in un’attività strategica per la città come il turismo. Questa inchiesta deve essere l’occasione per fare chiarezza una volta per tutte sul racket del Tronchetto, un fenomeno che umilia Venezia.

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