La sentenza di Appello nel processo ai casalesi di Eraclea non fa che confermare le infiltrazioni e il radicamento della Camorra nel Veneto Orientale. Siamo di fronte al primo maxi processo per mafia in Veneto dopo le condanne alla banda Maniero di molti anni fa.
La sentenza conferma la solidità dell’impianto accusatorio e il rapporto tra criminalità organizzata e politica, evidenziato in particolare dalla condanna dell’ex sindaco Graziano Teso.
In tal senso resta ancora inspiegabile il mancato scioglimento del Comune per mafia, nonostante la relazione del prefetto andasse in direzione opposta.

L’avevo detto all’indomani della decisione del Ministero degli interni di non provvedere al Commissariamento e lo ribadisco con forza oggi, di fronte alla prova provata, certificata da due sentenze, in primo e in secondo grado, che nel Veneto Orientale purtroppo si deve fare i conti con la criminalità organizzata di stampo mafioso.

Le mafie hanno messo solide radici che, come dice giustamente il Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, è difficile estirpare. Davanti a quest’evidenza è quantomai dannoso dover fare i conti con un atteggiamento negazionista da parte del sindaco del Comune di Eraclea. Tutti sappiamo che nel Veneto Orientale la stragrande maggioranza della popolazione è onesta e sarebbe un grave errore bollare come criminale un’intera comunità, ma è altrettanto vero che quando un territorio aiuta concretamente una associazione criminale ad espandersi, bisogna subito rimboccarsi le maniche e alimentare gli anticorpi.

Perchè, purtroppo, oltre un terzo degli arrestati nel blitz di febbraio 2019 – esattamente 27 su 82 – sono veneti. Nati tra San Donà, Eraclea e Jesolo e qui residenti. Sono loro che hanno fatto la differenza.
Imprenditori, commercialisti, maghi dell’evasione fiscale e un ex sindaco come Graziano Teso, condannato per aver favorito l’espansione della cosca dei casalesi che annoverava tra i suoi più stretti sodali una trentina di veneti.

E’ per questo che è quantomai pericoloso mantenere una linea negazionista.
La politica deve favorire al massimo la cultura della legalità per sradicare una volta per tutte le presenze mafiose dal territorio. Per quanto mi riguarda, in veste di componente della Commissione Antimafia sono come sempre a disposizione per sostenere tutte le attività volte a promuovere la cultura dell’Antimafia.

Già all’indomani del blitz di febbraio 2019 fui promotore, assieme ai componenti Pd, della Commissione Antimafia, dell’assemblea pubblica nel municipio di Eraclea, che puntava proprio ad iniziare un percorso per liberare il territorio di Eraclea dalle infiltrazioni mafiose.
Ricordo ancora l’intervento appassionato di una signora che ammetteva le colpe collettive: “Vogliamo dire che non sapevamo? Vogliamo dire che non ce n’eravamo accorti? Nonostante gli articoli continui sui giornali? Nonostante vedessimo ogni lunedì i pulmini carichi di operai che arrivavano da Napoli e che ripartivano il venerdì? No, sapevamo e abbiamo fatto finta di nulla.”

Ecco, oggi più che mai nessuno può più dire che non sa, nessuno può far finta di nulla, soprattutto se ha incarichi politici. Ci sono le sentenze che fanno testo e che c’è un unico modo di onorare il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, far sì che il loro lavoro non sia inutile.

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