Sono le 10.45 e Pier, nel senso di Pierferdinando Casini, attraversa il Transantantico a passo lento, facendo capolino nei vari capannelli che incontra: “Fratelli non smarrite la strada che siamo vicini”, dice con il sorriso sulle labbra e il piglio di chi non è ancora rassegnato, incoraggiato com’era da parlamentari di varia estrazione. Casini si congeda dall’ultimo capannello e s’infila in bouvette per completare il giro di pacche sulle spalle, ma non fa a tempo ad uscire che gli arriva addosso, come una secchiata d’acqua gelata, il flash d’agenzia di Salvini: “+++Salvini, chiediamo a Mattarella di ripensarci.+++”.

​Finisce lì, alle 10.49 la corsa al Quirinale di Pierferdinando Casini, con buona pace di tutti coloro che prefiguravano in lui l’ariete di un progetto politico caro ai centristi, che resta comunque vivo, ma non avrà al Colle la sua stella polare. Sono state giornate di passione per tutti, ma in particolare per lui che solo mercoledì notte si era addormentato Presidente, per risvegliarsi il mattino dopo con il sogno già infranto, che ha poi ripreso quota tra ieri sera e ieri mattina ma senza mai decollare.
È stato l’ultima candidatura caduta sotto i colpi dei veti incrociati.

Alla fine ha prevalso la “saggezza” del Parlamento. Vale a dire il buon senso, e il senso di responsabilità dei tanto bistrattati Grandi Elettori, soprattutto di quanti hanno tenuto sempre viva la fiammella di Mattarella che quantomeno ha il vantaggio di restituire stabilità e un po’ di tranquillità al quadro politico, sebbene mantenga intatto quel retrogusto amaro, segno di una crisi istituzionale dalla quale non si riesce a venirne a capo.
Anche l’applauso liberatorio con cui i Grandi Elettori Pd, hanno salutato in assemblea, l’avvenuto accordo nella maggioranza sulla candidatura di Mattarella, ha più il sapore dello scampato pericolo, che della vittoria. Questa settimana trascorsa chiusi a Montecitorio ha consentito di scattare la fotografia che immortala della fragilità della politica e delle sue leadership. Una debolezza che stava finendo per produrre danni incalcolabili al Paese.

È stata una partita a scacchi, a colpi di tweet e di dichiarazioni da far girare la testa. Bruciando un candidato dopo l’altro, sacrificando anche la seconda carica dello Stato, con una forzatura tale da sembrare più una resa dei conti interna al centrodestra, che una vera alternativa per il Quirinale. Un valzer di candidature, con persone degnissime, trattate però come figurine dell’album Panini. Dunque, non c’è molto da festeggiare se dopo il Napolitano-bis è arrivato il Mattarella-bis.

Non ringrazieremo mai abbastanza Mattarella per aver accettato, ma ora c’è una Repubblica da rifondare. E finché le forze politiche non matureranno la consapevolezza che la crisi democratico/istituzionale in cui siamo avvitati, va affrontata con una medicina adeguata, che significa lavorare a una vera e propria fase costituente, oppure si ripartirà sempre da zero. I Grandi Elettori hanno dato un segnale di vita spingendo a chiudere sulla candidatura di Mattarella. Che vuol dire anche rilanciare la presidenza Draghi a Palazzo Chigi che le polemiche di questi giorni avevano finito per indebolire e consentano di guardare al futuro con più ottimismo. I “mille” grandi elettori, perlopiù ignoti tirano un sospiro di sollievo. Dopo una settimana al cardiopalma si allenta la tensione.

​C’è più soddisfazione nel centrosinistra, ma riprende fiato anche il centrodestra. E’ finita con un pareggio: 0-0 che alla fine era il risultato auspicato. Ed ora si può finalmente rientrare a casa.

Già a mezzogiorno è partita la corsa alle prenotazioni di treni e aerei. Si rivedono in guardaroba anche i troilley: finite  le scorte di camicie e di biancheria anche dopo il passaggio dei maschietti a Tezenis e delle femminucce a Intimissimi.

​Messa in sicurezza la legislatura, osservano in molti, che chi propone addirittura una maglietta con la scritta: 2023.

In transatlantico nel pomeriggio finalmente si spezza la tensione. E’ tutto un selfie e un batti cinque. Per chi riparte domani si chiude con una cena, finalmente rilassata gli altri sgommano via. Si aprono i capannelli con meno diffidenza anche ai giornalisti che sono numericamente quasi come i Grandi Elettori. In serata le tv smontano i set.

I commessi chiudono l’aula per l’ultima santificazione.

Appuntamento per l’insediamento del Mattarella bis.

Questo sito utilizza cookie, in alcuni casi anche di terze parti. Per maggiori informazioni visita la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scrollando questa pagina, cliccando un link o comunque continuando a navigare questo sito, presti il consenso all'utilizzo dei cookie.