14/06/2018 –

Signor Presidente, onorevoli colleghi.

Intervengo per porre all’attenzione di quest’aula una vicenda molto preoccupante che attiene alla libertà di stampa.

L’altro giorno i militari della Guardia di Finanza mossi dalla DDA, Direzione Distrettuale Antimafia, di Venezia, prima hanno perquisito l’abitazione della cronista di giudiziaria del Mattino di Padova, sequestrando cellulari e computer.

Poi si sono trasferiti nella redazione del giornale dove sono rimasti tutto il giorno, sequestrando altro materiale e interrogando anche il direttore e i suoi collaboratori.

Tutto ciò perché oltre un anno fa, all’inizio del 2017, il quotidiano aveva pubblicato una foto, risalente al 2013, che ritraeva il figlio di Totò Riina con un gruppo di pregiudicati a Padova, dove il figlio del boss viveva in regime di libertà vigilata.

Sono trascorsi 5 anni dallo scatto della foto e oltre un anno dalla sua pubblicazione e solo adesso la DDA di Venezia ha deciso di aprire un’inchiesta contro una giornalista in quanto avrebbe compromesso le indagini, ma probabilmente il vero obiettivo della DDA era far emergere la fonte. Ovvero neutralizzare alla radice uno dei patrimoni principali di un giornalista: la rete delle fonti.

Ma la cosa più preoccupante è che la cronista è accusata non solo di violazione del segreto istruttorio, ma anche di aver agevolato soggetti appartenenti all’associazione di tipo mafioso. Un’accusa pesantissima per un giornale che è sempre stato in prima linea contro la mafia.

È la prima volta che a un giornalista viene formulata un’accusa di tale gravità riconducibile alla propria professione. È un episodio sul quale occorre fare chiarezza e ci deve preoccupare, perché si configura come un vero e proprio atto d’intimidazione contro la libertà di stampa, garantita dalla nostra Costituzione e contro il codice deontologico dei giornalisti che impone il segreto professionale e la riservatezza delle fonti.

Colleghi vi invito a riflettere su questa vicenda perché ciò che oggi è successo al Mattino di Padova domani potrebbe succedere ad altre testate, coinvolgere altri giornalisti.

La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono alla base di uno Stato democratico non riguardano solo la comunità dei giornalisti, ma tutti noi e vanno sempre tutelate in tutte le sedi.

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