L’ultima volta, qualche tempo fa, mi ha preso sottobraccio e ci siamo messi a camminare nella terrazza all’ultimo piano di Palazzo Giustiniani, dove aveva il suo studio. Sono lì, a pochi passi dal Senato, gli uffici dei presidenti emeriti.
Nei miei anni romani, quando sapevo che c’era, andavo a salutarlo tutte le volte che potevo. Quel giorno siamo andati avanti e indietro diverse volte. Era un modo che usava per discutere con amici e collaboratori e fare esercizio fisico. Anche in questo Giorgio Napolitano dimostrava una disciplina esemplare. Parlammo di politica, ovviamente. Mi chiedeva del Pd, della mia attività alla Camera, ma non solo. Era un modo leggero, ma mai banale di conversare. Alla fine di ogni incontro mi restava sempre qualcosa. E poi c’era l’immancabile domanda su Venezia. Tutte le volte che lo incontravo voleva sapere di Venezia. Anche quell’ultima volta, quando rientrammo nello studio, la conversazione cadde immancabilmente su Venezia.
Napolitano è sempre stato molto vicino a Venezia. Un rapporto che ha rinsaldato durante gli anni del Quirinale, attraverso la Fondazione, venendo a inaugurarla nel 2007 e partecipando a numerose iniziative, con discorsi mai di routine, in particolare quelli pronunciati a Palazzo Ducale (18/9/2008) e al Teatro Toniolo (6/9/2012) che animarono a lungo il dibattito pubblico nazionale. Mi piace pensare che non sia stato un caso che il Presidente abbia scelto la Fondazione per esprimere in modo così chiaro il suo pensiero politico. Ma mi piace soprattutto pensare che abbia inteso farlo in una città dove si sentiva a casa. Ha scelto Venezia e Mestre per affidare agli italiani due “messaggi in bottiglia” ancora di grande attualità politica. I “discorsi veneziani” del Presidente, raccolti anche in un volume, interpretano alla lettera lo spirito riformatore che ha contraddistinto tutta la storia politica di Napolitano: la centralità della Costituzione e dell’Europa.
A Palazzo Ducale per il sessantesimo della Costituzione, volle porre con coraggio il tema di modernizzare la Carta, puntando al superamento del bicameralismo con «l’istituzione di una Camera delle Regioni o delle autonomie» e rilanciando «il federalismo fiscale». Il secondo citatissimo discorso lo pronunciò al Toniolo inaugurando il Festival della Politica. Un intervento in chiave nazionale ed europea, dove lanciò la sfida per «una controffensiva europeista», delineando con nettezza la prospettiva di un’Europa federale in cui «i partiti debbono impegnarsi in prima linea». Uscendo «dagli asfittici ambiti nazionali».
La vicenda politica di Napolitano ruotava intorno a questi due assi: il ripensamento della Carta costituzionale e la centralità dell’Europa. I temi che scelse di affrontare a viso aperto tra Venezia e Mestre. Dove tutte le volte che veniva trovava alcune tra le persone più care. Penso anzitutto a mio padre Gianni con cui iniziò a frequentarsi negli anni cinquanta. Un sodalizio politico granitico nel segno del riformismo, via via divenuta un’amicizia altrettanto granitica.
«Da tempo», scriveva in una lettera all’amico Gianni, «non fa che crescere in me il valore dell’amicizia, la più disinteressata, come quella che c’è tra noi». Ma nelle trasferte veneziane incontrava in principio anche personalità come Gigi Nono e ovviamente Massimo Cacciari con il quale fino all’ultimo ha mantenuto vivo il filo dei “discorsi veneziani” . È stato perciò naturale per Napolitano “adottare” fin dall’inizio la Fondazione. Durante il lungo mandato presidenziale, gli incontri veneziani erano sempre l’occasione anche per la “tradizionale” cena organizzata da Cacciari alla Taverna La Fenice, con la mia famiglia e i Nono, spesso con l’indimenticato Emanuele Macaluso. Un’occasione fuori protocollo per il gusto di stare in compagnia. Non c’era più il Presidente. C’erano Giorgio e Clio. Si parlava sì di politica, ma soprattutto dell’ultimo film visto, piuttosto delle vacanze di oggi, ma anche di quelle antiche all’Isola d’Elba quando c’eravamo tutti.
Oggi è un giorno triste. È il giorno dei ricordi, della malinconia. Ma ho la consapevolezza di aver avuto il privilegio di avere avuto la stima e l’amicizia di una grande persona.
Ciao Giorgio!

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