La mobilitazione dei dipendenti comunali di Venezia è legata a specifiche condizioni salariali e occupazionali, in un quadro di pesanti difficoltà dell’amministrazione. Già solo per questo i lavoratori comunali dovrebbero essere sostenuti.

Ma come ho avuto modo di ripetere nei giorni scorsi, i temi che questi lavoratori sollevano riguardano l’intera città. I dipendenti del Comune assicurano servizi essenziali per la comunità, e garantiscono una presenza decisiva sul fronte della qualità sociale e ambientale, della sicurezza, dell’educazione e delle attività culturali, oltre che dello svolgimento di progetti decisivi per l’economia.

La questione va quindi trattata nel quadro di un confronto trasparente, franco, di fronte all’intera città. Il Commissario straordinario dovrebbe accogliere la richiesta dei lavoratori di un consiglio comunale aperto.

Ma, ancora più importante, questa vicenda ci insegna una volta di più che è diventato impossibile prescindere dal nodo cruciale del Patto di Stabilità e in generale delle risorse da garantire a Venezia. Senza mutare i termini del Patto, tenendo conto della specificità veneziana, diventerebbe impossibile garantire stipendi e servizi essenziali e quindi aprire una stagione nuova. Occorre che la politica cittadina e l’insieme delle categorie e delle realtà sindacali e d’impresa impongano l’avvio di una vera trattativa con il governo e con il parlamento.
Un nuovo quadro dev’essere definito prima delle stesse elezioni: si tratta di questioni troppo urgenti, senza affrontare le quali non è davvero possibile offrire un nuovo inizio alla città.

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