25/12/2018 –

Oggi sono stato in visita nella casa circondariale di Santa Maria Maggiore per rendermi conto da vicino quali siano le condizioni in cui si trovano a vivere i detenuti e in cui lavora il personale penitenziario. Penso sia importante il giorno di Natale dimostrare attenzione per una realtà di fronte alla quale siamo abituati a girarci dall’altra parte.
Ho trovato una struttura dignitosa, curata, ma decisamente obsoleta che a quasi cento anni, complessivamente inadeguata ad accogliere un carcere.
Gli spazi sono poco funzionali e alcune celle sono molto piccole, dove si vive male, nonostante gli spazi rientrino negli standard normativi.
Ho parlato con i detenuti e il personale di servizio, rilevando molti criticità. Si sta riproponendo il tema del sovraffollamento: attualmente sono ospitati 249 detenuti a fronte di 161 posti: 96 sono italiani, mentre i 153 stranieri sono di varie nazionalità, tra cui 34 tunisini, 25 rumeni, 25 albanesi, 16 marocchini.
I detenuti sono in continuo aumento e lamentano in particolare la mancanza di occasioni di lavoro all’interno del carcere. Solo in pochi riescono ad essere occupati durante la giornata. Poche unità nelle attività di laboratorio è una cinquantina nei lavori legati ai servizi carcerari. Tutti gli altri non fanno nulla.
La direzione, il personale tutto, fa miracoli per cercare di far funzionare al meglio il carcere, ma i limiti appaiono evidenti, anzitutto nella struttura. La gestione di una casa circondariale in un complesso antico, un ex convento trasformato in carcere nel 1926, nel cuore della città antica, è molto difficoltoso, e diventa davvero complicato a fronte di un organico ridotto all’osso, con il personale costretto a fare turni di 8 ore anziché di 6 come previsto. Tutto è più difficoltoso, dal trasferimento dei detenuti, alle manutenzioni, per non parlare della sorveglianza. Come se non bastasse la caserma, dove vive parte del personale penitenziario, si trova all’interno della casa circondariale, con il risultato che gli stessi agenti sono costretti a vivere da reclusi. Tutto ciò è inaccettabile.
Penso sia giunto il momento fare scelte urgenti, nell’interesse del personale, dei detenuti e della città: la casa circondariale di Venezia non è più adeguata, serve una nuova struttura nella Città Metropolitana, se ne era parlato anni fa, poi più nulla.
È inoltre necessario intensificare da subito le occasioni di lavoro, allargando i progetti di collaborazione anzitutto con il Comune, con il mondo del volontariato e cooperativo che svolgono un ruolo fondamentale per il recupero dei detenuti. Non dimentichiamo la funzione rieducativa della pena, previsto dalla Costituzione (art 27).
Per queste ragioni nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia per sapere cosa intende fare del Piano Carceri, fermo da troppo tempo e per chiedere maggiori risorse da destinare al lavoro per i detenuti.

25/12/2018

Questo sito utilizza cookie, in alcuni casi anche di terze parti. Per maggiori informazioni visita la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scrollando questa pagina, cliccando un link o comunque continuando a navigare questo sito, presti il consenso all'utilizzo dei cookie.