09/07/2021 –
Stati generali sul Dossier Venezia.
Il Prefetto raccoglie l’appello per chiamare a raccolta la città.
Si muovono anche le categorie e Cgil-Cisl-Uil per chiedere al prefetto la convocazione degli Stati Generali con due diverse lettere (vedi link), una sottoscritta da undici associazioni di categoria e un’altra a firma delle tre principali organizzazioni sindacali.
Questa è la BUONA POLITICA per Venezia. La politica del confronto sulle idee e delle proposte. Non la politica degli annunci, dei diktat e degli ultimatum.
I problemi così complessi di Venezia si possono affrontare e pensare di risolverli nel segno della condivisione. Sono molto soddisfatto che le categorie della città e il sindacato abbiano fatto proprio il mio appello al Prefetto. Ora il Prefetto Vittorio Zappalorto convochi il primo incontro. Non c’è tempo da perdere.
>> Lettera delle categorie al Prefetto
>> Lettera dei Sindacati al Prefetto
Ringrazio perciò ancora una volta il Prefetto, Vittorio Zappalorto, per la risposta alla mia lettera del 14 giugno, accogliendo la richiesta di convocare un incontro con i rappresentanti istituzionali, le categorie, i sindacati con l’obiettivo di aprire un confronto di merito sul Dossier Venezia.
Ho preso carta e penna, decidendo di scrivere al Prefetto, nella convinzione che i problemi della città siano tali e tanti per cui sia necessario un’assunzione di responsabilità straordinaria anzitutto da parte della politica, dei rappresentanti eletti nelle istituzioni, ma anche dei rappresentanti delle imprese e del mondo del lavoro.
Nel frattempo è arrivato l’ennesimo ultimatum dell’Unesco sulle Grandi Navi. E pochi giorni prima è circolata la notizia di un intervento del governo, sempre in tema di Grandi Navi, per gestire la fase transitoria dei passaggi in Bacino e lungo il canale della Giudecca.
L’esperienza insegna che nei momenti difficili, decisivi per il futuro della città, le scelte assunte a favore di Venezia, divenute fondamentali, hanno retto alla prova del tempo, solo quando sono state il frutto di un confronto partecipato e costruite su una base condivisa: basti pensare alla Legge Speciale del ‘73 che, dopo quasi 50 anni, resta tutt’oggi lo strumento fondamentale per il governo e il finanziamento degli interventi indispensabili per la vita della città.
In questa fase straordinaria che sta vivendo Venezia, dovuta anche alla crisi scatenata dalla pandemia, è necessario l’impegno e il coinvolgimento di tutte le forze vive della città, a partire dai rappresentanti eletti nelle istituzioni, per affrontare il Dossier Venezia, che comprende i tanti problemi sul tappeto che devono necessariamente essere affrontati in modo unitario. Mi riferisco in particolare al tema della Grandi Navi, al Mose, al turismo, alla residenza, allo sviluppo di attività legate a cultura, ricerca e all’artigianato, alle bonifiche e al rilancio di Porto Marghera.
Tutto ciò mentre in questi giorni, dall’8 all’11 luglio, è in programma il G20. Un appuntamento di grande rilevanza che pone ancora una volta Venezia al centro dell’attenzione internazionale.
Per affrontare temi di simile portata è necessario che la politica si confronti e decida, cercando il massimo della condivisione. Non ci sono scorciatoie. È illusorio pensare di delegare ai tecnici la risoluzione di nodi strategici come questi, destinati ad incidere profondamente sul destino della città.
I tecnici possono al massimo tradurre scelte politiche che non è però pensabile assumere a strappi, perché poi non reggono alla prova del tempo.
Fondamentale e centrale deve diventare anche il ruolo del Parlamento, cuore della democrazia rappresentativa. Il Dossier Venezia deve tornare al centro dell’attenzione di Camera e Senato. In questo quadro pare di capire che per Venezia siano previsti almeno cinque commissari: 2 per il Mose; 1 per le Grandi Navi; 1 per la bretella ferroviaria aeroportuale; 1 per la Zls.
Ci ritroviamo di fatto la città commissariata, per centrare obiettivi non sempre condivisi da tutti. Perciò ad alto rischio di fallimento.
C’è la questione delle Grandi Navi, per cui abbiamo puntati gli occhi del mondo, ma c’è ad esempio la bretella aeroportuale, di cui si parla poco. Tutti d’accordo ovviamente a realizzare il collegamento ferroviario. Ma il nuovo progetto con la soluzione a cappio comporta un intervento senza rispetto del territorio, oltre a costare più del doppio della precedente soluzione. Ma soprattutto sarà un intervento molto invasivo in un’area delicata a bordo laguna, con uno scavo di quasi 2 milioni di tonnellate di terra. Stupisce anche su questo progetto il silenzio dell’Unesco, sempre così attento alle questioni veneziane.
Sono convinto serva un’assunzione di responsabilità e uno scatto da parte della politica veneziana. Le decisioni spettano alla politica e sarebbe auspicabile individuare e valorizzare soluzioni con una base condivisa, nell’esclusivo interesse di Venezia.